Vaccini antinfluenzali: benefici e rischi
Vaccinarsi, si o no? Questo è il primo dubbio che assale milioni di persone tra Ottobre e Dicembre, periodo finestra entro il quale è indicato il trattamento vaccinale contro la temuta influenza. Il dilemma diventa ancora più forte dopo l’episodio dello scorso anno, che ha visto il Ministero della Salute e l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) disporre il divieto dell’utilizzo dei più comuni vaccini per la stagione antinfluenzale 2012.
In verità il divieto è stato posto a scopo puramente precauzionale e in via temporanea dopo che, dietro rinuncia di vendita da parte di una sola azienda produttrice che ha autonomamente bloccato l’immissione in circolo del proprio vaccino per il quale poneva il dubbio sull’effettiva sterilità, i nostri Enti governativi hanno ritenuto opportuno effettuare la verifica qualitativa su tutti i vaccini prodotti dalle varie case farmaceutiche, prima che gli stessi fossero immessi nel ciclo distributivo.
Il caso, a forte impatto sociale, ha determinato una forte perdita di fiducia dei cittadini nei confronti della vaccinazione antinfluenzale, ma in maniera critica corre l’obbligo evidenziare, però, quanto proprio la cautela imposta dal nostro sistema di farmacovigilanza dimostra che il complesso circuito di verifica e sorveglianza sanitaria evidentemente funziona e con un tasso di allerta e sicurezza molto alto. Quanto successo lo scorso anno, perciò, sia da monito per non cadere in facili allarmismi e affidarsi sempre ai consigli e alle indicazioni degli operatori della salute.
Va ricordato che l’influenza è una malattia infettiva stagionale, provocata da tre tipi di virus, ad oggi conosciuti, il virus A e il virus B che causano l’influenza classica e il virus C che causa un’infezione di solito asintomatica o simile al raffreddore. Loro caratteristica è quella di mutare continuamente attraverso la modifica delle proprie proteine di superficie, cosa per la quale determinano, anno per anno, un’affezione simile in sintomi e segni clinici, ma fondamentalmente diversa da un punto di vista eziopatogenetico e bio-molecolare. In pratica, gli stessi virus influenzali sono sempre diversi rispetto a quelli dell’anno precedente, ecco perché, a differenza degli altri, il vaccino contro l’influenza deve essere ricostituito ogni anno con i nuovi ceppi circolanti e quindi risomministrato annualmente. Grazie alla ricerca virologica effettuata da oltre 100 centri nazionali, l’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) svolge una sorveglianza continua elaborando i dati sui ceppi circolanti, fornendo, così, indicazioni sulle variazioni antigeniche dei virus e, conseguentemente, sulla formulazione dei nuovi vaccini stagionali.
Sotto un profilo strettamente clinico, va evidenziato quanto l’influenza è, di solito, una malattia autolimitante, assolutamente non grave e ad esito benigno, ma in alcune categorie di persone, come bambini e anziani (più defedati) e soggetti affetti da patologie croniche, il rischio di sviluppare complicanze gravi e rischiose diventa alto. Di base, la malattia ha un periodo di incubazione di solito breve, 1-3 giorni, ed è caratterizzata da un inizio brusco dei sintomi, quali febbre alta, malessere generale, dolori muscolo-scheletrici e inappetenza, generalmente accompagnati da semplici affezioni respiratorie come tosse, mal di gola e congestione nasale. In alcuni casi, però, l’infezione provocata dai virus influenzali può non rimanere più confinata alle prime vie respiratorie, propagandosi, invece, alle vie più profonde dando luogo a complicanze come la bronchite o la broncopolmonite, malattie particolarmente temibili da chi già soffre di patologie polmonari o cardiache croniche. Si consideri che l’incidenza di ricoveri di questi soggetti aumenta di 3-5 volte quando affetti dal virus influenzale. Altre complicanze possono essere le sinusiti e le otiti, soprattutto nei bambini. Nei soggetti maggiormente a rischio, come ad esempio i cardiopatici, i broncopneumopatici, i nefropatici, gli immunodepressi, gli epatopatici e gli oncologici, l’influenza può determinare un rapido peggioramento della malattia già presente ed avere esito infausto. Ecco perché, in tutti questi pazienti, l’indicazione all’utilizzo del vaccino diventa assoluta. Considerato, inoltre, che e’ più facile ammalarsi di influenza quando si frequentano luoghi affollati e con frequenti occasioni di contatto, la raccomandazione all’utilizzo del vaccino è consigliata agli addetti ai servizi pubblici, al personale sanitario di assistenza e al personale che, per motivi occupazionali, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali.
In termini statistici, si stima che la malattia influenzale colpisca il 10-20% della popolazione generale e che la sua incidenza varia dal 5% al 50% durante le pandemie che vedono un tasso di mortalità più elevata nelle fasce di età superiore ai 60 anni, dove si verifica il 90-94% dei decessi. Essendo, dunque, l’influenza una malattia endemica, a facile diffusione e ad alto tasso di contagiosità, la somministrazione del relativo vaccino rappresenta, ad oggi, lo strumento più utile ed efficace per diminuire la circolazione dei virus e aumentare la cosiddetta “immunità di gregge”, cioè lo stato di immunizzazione del più alto numero di persone nella popolazione.
In termini di rischi, va sottolineato quanto, seppur esistenti, come d’altronde per tutti i farmaci in commercio e di cui si fa per altro abuso senza mai considerarne gli effetti avversi, la pericolosità della vaccinazione antinfluenzale è sempre di gran lunga inferiore rispetto a quella relativa alle possibili complicanze della malattia qualora se ne rimanga affetti, specie se in condizioni cliniche compromesse o nei casi in cui si appartenga ad una fascia d’età in cui le difese immunitarie o le capacità dell’organismo alla resistenza siano fisiologicamente più basse.
Infatti, le reazioni avverse gravi conseguenti all’inoculazione del vaccino antinfluenzale, come pericolo della vita, morte, disabilità permanenti, ricorso al pronto intervento sanitario e ospedalizzazioni sono rare, mentre le reazioni indesiderate più comuni sono, invece, manifestazioni non pericolose e clinicamente trascurabili, come arrossamento, gonfiore e indurimento della sede dell’iniezione e lievi sintomi simil-influenzali di breve durata.
L’ultimo rapporto sulla sorveglianza post-marketing dei vaccini in Italia, riferito alla stagione 2012, riporta un numero di segnalazioni di reazioni avverse gravi, pari a 49 casi sul totale delle dosi di vaccino antinfluenzale somministrato in tutta la nazione. Di questi, solo 6 classificati come decessi.
Quali dunque le utilità e i rischi del vaccino antinfluenzale?
In linee generali, per ogni situazione clinica e ogni paziente, il rischio deve essere soppesato in rapporto ai benefici, tenendo presenti gli effetti qualitativi e quantitativi dell’impiego di un farmaco e il probabile esito finale della patologia nel caso in cui il farmaco non venga somministrato. Analizzando l’alto tasso di incidenza di complicanze prevedibili in alcuni soggetti non vaccinati con l’esiguo tasso di reazioni avverse vaccino-indotte registrate negli anni, si può, dunque, ragionevolmente ritenere che, nei soggetti raccomandati, i benefici della pratica vaccinale superano di gran lunga i possibili rischi.
Il Dr. Alessandro Cordiano risponderà alle domande che i lettori di Lameziaclick intenderanno formulare attraverso il forum “IL FARMACISTA RISPONDE”, nell’intento di dirimere incertezze e perplessità legate al mondo dei farmaci, della salute e del benessere. Leggi l’apposito DISCLAIMER prima di scrivere.
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