Arrampicata sportiva nel Parco Nazionale del Pollino
RENDE (CS) – Riceviamo e pubblichiamo volentieri.
Con nota n. 10577 del 5 ottobre 2015 il Direttore del Parco Nazionale del Pollino, Gerardo Travaglio, ha disposto il divieto temporaneo di arrampicata sportiva e alpinismo nel territorio del Parco Nazionale del Pollino, al fine di salvaguardare specie rupicole, vegetali ed animali, di particolare interesse conservazionistico potenzialmente minacciate da tali attività sportive.
Le scriventi associazioni, da anni impegnate nel monitoraggio e nella tutela dell’avifauna selvatica, intendono sottolineare che il Parco Nazionale del Pollino, interamente compreso nella ZPS (Zona di Protezione Speciale istituita ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”), ospita diverse specie di uccelli legate indissolubilmente, soprattutto per la riproduzione, alle pareti rocciose. Ci si riferisce, in particolare, all’avvoltoio grifone, recentemente reintrodotto nella stessa area protetta, all’Aquila reale, al Falco pellegrino, al Lanario, al Gufo reale e al sempre più raro Capovaccaio, che ogni anno fa la sua comparsa nel Parco Nazionale senza più riuscire a riprodursi, anche a causa del disturbo diretto ai siti potenzialmente idonei alla nidificazione.
L’Aquila reale, il Grifone, il Lanario e il Gufo reale sono ormai molto rari nell’Italia meridionale e in particolare in Calabria. Durante l’incubazione un abbandono anche per breve tempo della cova può portare alla morte dell’embrione mentre durante le fasi dell’allevamento la presenza umana può spaventare gli adulti facendo così mancare l’apporto di prede al nido, con conseguente morte dei piccoli. Il disturbo può altresì spaventare i giovani nidiacei inducendoli a tentare troppo precocemente l’involo dal nido provocandone anche in questo caso la morte.
E’ evidente che la principale ragion d’essere di un parco nazionale sia quella di conservare e incentivare il patrimonio di biodiversità presente nel suo territorio ponendo particolare attenzione alle specie protette che vi abitano. Le scalate e le arrampicate rappresentano una delle prime cause di fallimento della riproduzione di specie rupicole e necessitano di opportuna regolamentazione, anche in base al Decreto del 17 Ottobre 2007 sui “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”. La lettera inviata dal Direttore del Parco è dunque un atto dovuto, se si vuole che il Parco Nazionale possa perseguire con successo i suoi fini istituzionali, ma non si è così sprovveduti dal ritenere che si possa acriticamente vietare queste attività escursionistiche e sportive in tutto il territorio del Parco. Sarebbe ingiusto e soprattutto inutile. Le associazioni ambientaliste chiedono quindi agli organi dell’ Ente Parco che alla nota del Direttore segua una proficua concertazione tra enti e istituti direttamente interessati al tema “arrampicate”, al fine di redigere al più presto un provvedimento riportante l’elenco dei siti in cui svolgere suddette attività sportive senza recar danno alle specie selvatiche più rare e significative del Parco Nazionale. Sul territorio regionale esistono le giuste competenze tecnico – scientifiche per risolvere al meglio tale problematica nel pieno rispetto delle norme vigenti.
Salvatore Salerno Delegato Altura – Calabria
Roberto Santopaolo Coordinatore regionale LIPU Calabria
Salvatore Urso Legale rappresentante
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